Tra eredità familiare e spirito giovane: con i piedi per terra e lo sguardo al miglioramento continuo, per costruire il futuro di Imesa
Michela: Filippo, da quanto tempo lavori in Imesa e qual è stato il tuo percorso fino al ruolo attuale?
Filippo: Il mio percorso in Imesa è iniziato nel 2016, all’interno del reparto officina dedicato alla tecnologia SF6, sotto la guida di Francesco Silvi. In quella fase mi occupavo dei sezionatori di terra per le DY800, lavorando poi sui comandi e sul cablaggio. Dopo questa esperienza iniziale, sono passato alla pianificazione aziendale, un ruolo che mi ha permesso di approfondire a fondo i flussi interni tra progettazione, acquisti e produzione.
Nel tempo ho avuto l’opportunità di seguire diversi progetti di miglioramento continuo, ed è proprio in quel contesto che ho scoperto la mia vera passione: sviluppare e ottimizzare i processi produttivi e organizzativi, con un approccio orientato all’efficienza e alla qualità.
Oggi ricopro il ruolo di Program Manager per la media tensione secondaria, una business unit che quest’anno raggiungerà un fatturato di circa 13-14 milioni di euro, segnando un incremento significativo rispetto all’anno precedente.
Michela: Porti il cognome Schiavoni ed hai scelto di iniziare il tuo percorso in officina. Come mai questa decisione?
Filippo: Proprio perché porto un cognome importante, ho sentito fin da subito la responsabilità di costruirmi il mio spazio, senza scorciatoie. Ho scelto di partire dall’officina per mettermi alla prova sul campo, come qualsiasi altro collega.
Quell’esperienza mi ha insegnato tantissimo: la centralità del lavoro manuale, la precisione, il valore delle relazioni dirette. È stato in quel contesto che ho iniziato a capire davvero cosa vuol dire far parte di Imesa, con le mani sul prodotto e lo sguardo sull’intero processo.
Michela: Sei giovane e rappresenti la terza generazione in azienda. Che ruolo pensi abbiano oggi i giovani in una realtà come Imesa?
Filippo: Un ruolo fondamentale. I giovani portano entusiasmo, idee nuove e anche un modo diverso di vedere le cose. Credo sia importante dare loro spazio, ascoltarli e metterli nelle condizioni di contribuire davvero. Inoltre il nostro AD Marco Achilli sta investendo molto sui giovani: stiamo lavorando per creare una community in cui i giovani possano sentirsi parte attiva, valorizzati per quello che sono, e non solo per quello che devono ancora diventare.
Io stesso sento la responsabilità di essere un punto di riferimento per chi entra oggi in azienda. Crescere in un contesto come quello di Imesa significa vivere ogni giorno in equilibrio tra ciò che è stato costruito con passione nel tempo e ciò che deve ancora nascere. Da giovane, sento la fortuna di avere alle spalle una realtà solida, fatta di valori forti e di persone competenti, ma al tempo stesso avverto il dovere di portare idee nuove, energie diverse e visione futura.
Non voglio limitarmi a “raccogliere un’eredità”: il mio obiettivo è contribuire a trasformarla, passo dopo passo, restando fedele all’identità dell’azienda ma con un approccio moderno, aperto al cambiamento.
Michela: Immagino non sia stato un compito sempre facile..
Filippo: Non ti nascondo che all’inizio c’era un po’ di diffidenza nei miei confronti, ed è comprensibile quando porti un nome così strettamente legato alla storia e all’identità dell’azienda, anche da parte mia c’era la sensazione di dover sempre dimostrare qualcosa in più.
Con il tempo, attraverso il lavoro quotidiano e il confronto costante con i colleghi e con il mio team, ho trovato il mio spazio, consolidando un rapporto basato sulla fiducia e sul rispetto reciproco.
Nelle aziende familiari come la nostra non c’è distanza tra le persone, non esistono gerarchie rigide: c’è vicinanza, ascolto, umiltà e una forte spinta collettiva a fare bene.
Michela: Nel tuo ruolo operativo come vedi l’approccio ai progetti oggi rispetto al passato?
Filippo: Oggi si lavora in modo più integrato e trasversale. Le tecniche LEAN, che significano “fare di più con meno”, e che ho approfondito nel tempo ottenendo tre certificazioni, sono una guida preziosa per costruire processi più snelli, efficaci e focalizzati sul cliente.
In questo momento stiamo lavorando a una nuova linea di produzione per la media tensione secondaria, pensata per essere automatizzata e progettata in ottica sempre LEAN. È un progetto molto ambizioso, ma anche estremamente stimolante.
Mi piace molto questo tipo di sfida, perché unisce tecnologia, metodo e visione
Michela: Il tuo settore, quello della Media Tensione Secondaria, sta subendo una profonda trasformazione, quali sono le sfide per il futuro?
Filippo: ll settore è in continua evoluzione, e anche noi in Imesa stiamo lavorando per stare al passo. In particolare, siamo impegnati nello sviluppo di un nuovo prodotto SF6 free, quindi completamente privo di gas climalteranti, in linea con le crescenti esigenze di sostenibilità ambientale e con le normative europee più recenti.
Parallelamente, stiamo investendo in processi sempre più efficienti, digitalizzati e orientati alla qualità. Il nostro obiettivo è quello di raggiungere la operational excellence, che per me non rappresenta solo un traguardo da raggiungere, ma una vera e propria filosofia del fare, che guida ogni scelta quotidiana.
Michela: Si percepisce chiaramente quanto tu creda nella forza del gruppo. Sei spesso promotore di momenti di team building anche al di fuori dell’orario di lavoro. Cosa ti spinge?
Filippo: Moltissimo! Per me il legame umano è ciò che davvero fa la differenza. Mi piace creare occasioni per ridere insieme, staccare la spina e condividere momenti che vadano oltre il lavoro: una cena, una partita a calcetto, un aperitivo improvvisato… tutto fa gruppo!
Credo che quando le persone stanno bene insieme, tutto funziona meglio: si lavora con più entusiasmo, ci si aiuta di più e ci si sente parte di qualcosa di bello. Il gruppo viene sempre prima di tutto: è la nostra vera forza.
E poi, diciamocelo, divertirsi insieme è il miglior modo per fare squadra!
Michela: Grazie Filippo!