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MagazinePubblicato il06/06/2025

Intervista a Sauro, caposquadra

Michela: Ciao Sauro, iniziamo con la domanda di rito: quando hai iniziato il tuo percorso in Imesa?

Sauro: Sono entrato in Imesa nel 2001, giovane e con tanta voglia di mettermi alla prova. Ci sono rimasto fino al 2007, poi ho deciso di vivere un’esperienza diversa nel settore navale, che mi ha permesso di ampliare le mie competenze e di confrontarmi con ambienti e dinamiche nuovi. Dopo tre anni, però, ho sentito forte il desiderio di tornare: nel 2011 sono rientrato in Imesa con ancora più grinta e motivazione. È stato in quel momento che ho iniziato a viaggiare grazie al service, entrando in una nuova fase della mia carriera, fatta di sfide, responsabilità e tante soddisfazioni.

Michela: Qual è stata la tua formazione di base?

Sauro: Ho frequentato un istituto tecnico industriale, quindi già durante gli studi avevo acquisito una solida base per affrontare il mondo del lavoro. La parte tecnica mi è sempre piaciuta, mi sentivo a mio agio con gli strumenti e con la logica dei processi. Anche l’inglese, che allora conoscevo solo a livello scolastico, si è rivelato un punto di partenza importante: con il tempo, grazie alle trasferte e al contatto diretto con i clienti esteri, ho imparato ad usarlo in modo concreto, sul campo. Oggi posso dire che è stato un investimento prezioso, sia dal punto di vista professionale che personale.

Michela Come si è evoluto il tuo ruolo in Imesa?

Sauro: Negli anni ho avuto l’opportunità di crescere professionalmente, affrontando nuove sfide e assumendomi maggiori responsabilità. Oggi ricopro il ruolo di capo squadra della Media Tensione Primaria, una posizione che mi dà grande soddisfazione. È un riconoscimento importante, reso ancora più significativo dalla fiducia che il nostro AD Marco Achilli ha riposto in me e nelle mie capacità.

Michela E cosa ti appassiona del tuo lavoro?

Sauro: La cosa che più mi appassiona è poter mettere a frutto tutta l’esperienza maturata negli anni. Il mio know-how va oltre la semplice assistenza tecnica: mi consente di leggere i problemi in anticipo, analizzarli in modo sistematico e trovare soluzioni efficaci anche in situazioni complesse. Questo mi dà una grande soddisfazione.

Mi capita ancora di viaggiare per seguire interventi di service, in particolare quando si tratta di fare training presso i clienti. È una parte del lavoro che continuo ad apprezzare molto. Non è solo questione di risolvere un guasto o completare un collaudo: si tratta di creare un rapporto di fiducia con le persone, di accompagnarle nella comprensione dei sistemi e renderle autonome nel loro utilizzo. Quando un cliente ti ringrazia perché hai risolto un problema critico o perché gli hai trasmesso sicurezza e competenza, ti rendi conto che il tuo lavoro ha davvero un impatto.

Quello che faccio mi fa sentire parte di qualcosa di più grande. E ogni volta che rientro da un’attività sul campo, porto con me non solo una sfida risolta, ma anche una storia in più da raccontare.

Michela Avrai affrontato anche molte difficoltà nelle trasferte internazionali?

Sauro: Lavorare all’estero comporta sempre delle sfide, ma ho imparato a gestirle con metodo: il segreto è procedere un passo alla volta, senza farsi sopraffare dall’incertezza. Con il tempo, ogni ostacolo si risolve.

Michela Come sai, la nostra azienda sta investendo molto nei giovani con nuove assunzioni. Tu come trasmetti la tua esperienza alle nuove generazioni?

Sauro: Ritengo fondamentale insegnare ai ragazzi che entrano in azienda, non solo come affrontare le problematiche, ma soprattutto come imparare a leggerle, capirle, entrarci dentro. Spesso, la soluzione si trova già all’interno del problema: bisogna solo avere la pazienza e la lucidità per individuarla.
La vera sfida non è solo tecnica, ma umana: trasmettere il know-how, certo, ma anche la voglia di migliorarsi, la passione per un mestiere fatto di precisione, responsabilità e collaborazione.
Mi piacerebbe che chi inizia oggi cogliesse il senso del percorso che ho fatto io, capisse che crescere in azienda non è solo una questione di ruoli o titoli, ma di atteggiamento. È un investimento quotidiano su sé stessi e sugli altri. E quando riesci a vedere quella scintilla nei loro occhi, la consapevolezza di aver imparato qualcosa di vero, allora sai che ne è valsa la pena.

Michela E qual’è stato il progetto più sfidante che hai affrontato?

Sauro: Senza dubbio la mia prima trasferta all’estero: il commissioning del Castorone a Singapore. Era la prima volta che partivo da solo per una missione così impegnativa, in un contesto internazionale che non conoscevo. Ricordo ancora la sensazione di essere fuori dalla mia zona di comfort: l’ansia del viaggio, la responsabilità del lavoro, la lingua, la necessità di prendere decisioni rapide.
Mi sono armato di coraggio e, telefono alla mano, sono partito. Ogni giornata era una scoperta, ogni ostacolo un banco di prova. Ho imparato a fidarmi di me stesso, a gestire la pressione, a ragionare con lucidità anche nei momenti più difficili.
Ora, a distanza di tempo, guardo indietro con orgoglio. È stata un’esperienza che mi ha fatto crescere tantissimo, sia come tecnico che come persona. E ogni volta che ripenso a quei giorni, sento di aver davvero messo un primo, grande mattone nel mio percorso.

Michela Oggi cosa apprezzi maggiormente di Imesa?

Sauro Apprezzo la solidità e l’affidabilità che l’azienda ha sempre dimostrato, anche nei momenti più difficili. Non abbiamo mai saltato uno stipendio, nemmeno durante la pandemia, quando l’incertezza era all’ordine del giorno e tanti settori erano in crisi. In quel periodo complicato, Imesa non ci ha mai fatto mancare il suo supporto.
Sapere che l’azienda c’è, che non ti lascia indietro, fa davvero la differenza. Ti senti parte di una squadra, di una realtà che ti riconosce e ti sostiene.
Io credo fermamente nei valori della famiglia… e quando un’azienda è presente nei momenti che contano, diventa un punto di riferimento, quasi una seconda casa.

Michela Quali sono gli aspetti di welfare aziendale che ti hanno colpito di più?

Sauro I buoni pasto, ad esempio, sono un supporto concreto che fanno la differenza. Ma quello che apprezzo di più è la possibilità di avere un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata. Riuscire a ritagliarmi del tempo per la mia famiglia, stare con i miei figli, essere presente nei momenti importanti: per me questo vale tantissimo.
Mi auguro che l’azienda continui su questa strada, magari valorizzando ancora di più l’impegno delle persone. Premiare chi dà tanto, chi si spende ogni giorno con passione, è un modo per motivare e far sentire tutti parte di un progetto più grande. E in Imesa questo spirito, questa attenzione verso le persone, si sente.

Michela Se dovessi descriverti con una parola, quale sarebbe?

Sauro: Resiliente. Credo in me stesso, nella mia famiglia e nella mia azienda.

Michela Grazie Sauro per questa bella testimonianza e buon lavoro!

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