Michela: Ciao Michele, oggi incontriamo un altro veterano di Imesa, tu ti occupi di service. Ci vuoi raccontare come sei entrato in azienda?
Michele: A dire il vero sono entrato un po’ per caso, nel lontano 1999 mi sono rivolto ad un’agenzia interinale, che mi ha inserito nell’organico in produzione, all’interno del reparto Assemblaggio Meccanico. Sin dall’inizio, però, ho avuto l’opportunità di dedicarmi anche all’assistenza, un aspetto che mi ha portato presto a lavorare non solo in Italia, ma anche all’estero. Le prime missioni internazionali sono state determinanti per la mia crescita, non solo professionale.
Michela: Il servizio di assistenza tecnica, o “service”, rappresenta un pilastro fondamentale per il successo e la reputazione di Imesa. In un settore tecnico come quello dei quadri elettrici, l’affidabilità e la continuità operativa delle soluzioni fornite sono essenziali per i clienti. Quali sono state le principali sfide o cambiamenti che hai affrontato?
Michele: Michela è una domandona questa!
Credo che questo lavoro vada oltre la semplice assistenza tecnica. Si tratta di risolvere problemi complessi, gestire situazioni impreviste e farlo in ambienti che possono essere molto diversi rispetto a quelli in cui siamo abituati a lavorare. Ciò significa che occorre avere innanzitutto l’attitudine giusta e un grande spirito di adattamento.
Ogni paese ha una propria cultura lavorativa e un diverso approccio alla risoluzione dei problemi, quindi la difficoltà non è solo tecnica, ma riguarda anche il modo di comunicare ed interagire con le persone; è necessario essere empatici e rispettosi e far sentire tutto il teama proprio agio anche quando si tratta di discutere di argomenti tecnicamente più complessi..
Poi c’è la gestione dello stress e la gestione del tempo che sono cruciali: spesso, siamo chiamati a lavorare sotto pressione per cui bisogna saper definire le priorità e lavorare con metodo.
Michela: Invece, Michele, puoi dirci quali sono gli aspetti più gratificanti del tuo lavoro, dal momento che immagino fai anche tanti sacrifici stando fuori casa per molto tempo.
Michele: Sì è vero, il lavoro in generale comporta dei sacrifici se vengono eseguiti con responsabilità e impegno. Per questo tipo di lavoro, si aggiunge il sacrificio di stare lontano da casa anche durante le festività come Natale, Pasqua, compleanni, ricorrenze ecc.. Non è mai facile, ma cerco sempre, per quanto mi è possibile, di far sentire la mia presenza in altri modi mantenendo un buon equilibrio tra lavoro e vita privata, sfruttando al meglio il tempo che passo a casa per stare con i miei cari. La loro comprensione e il loro supporto sono fondamentali per me.
Per quanto riguarda gli aspetti più gratificanti del mio lavoro, sicuramente la possibilità di affrontare sfide stimolanti e vedere i risultati concreti dei progetti su cui lavoro. Raggiungere l’obbiettivo è certamente importante, ma è altrettanto importante come lo si raggiunge: la qualità del lavoro, la cura dei dettagli, il rispetto delle tempistiche e delle esigenze del cliente. E’ come otteniamo il risultato che credo faccia la differenza in termini di soddisfazione, fiducia e reputazione, e spesso è ciò che permette di mantenere una relazione duratura con i nostri clienti.
Ecco tutto questo mi gratifica molto…!
Michela: Qual è l’intervento che hai effettuato che ti è rimasto più impresso?
Michele: Diciamo che tutti gli interventi a cui ho partecipato mi sono rimasti impressi per motivi diversi, te ne cito qualcuno: ricordo con particolare piacere la mia prima esperienza in Cina, dove fui inviato per il collaudo di alcune apparecchiature. È stata una missione importante, soprattutto perché mi ha permesso di confrontarmi per la prima volta con le dinamiche lavorative fuori dall’Europa. È stato un banco di prova che mi ha dato molta fiducia.
Un altro intervento impressionante è sicuramente quello dove ho svolto il ruolo di Site Manager nella costruzione di sottostazioni elettriche, il mio primo cantiere. Questo progetto si è svolto nell’isola di Karimun in Indonesia, dove mi sono trovato a gestire un contesto completamente nuovo e una squadra di 54 persone. Mi alternavo con un collega che aveva una grande esperienza in questo tipo di attività, e che ricordo con estrema stima. La difficoltà principale era quando lui non c’era, perché il suo supporto e la sua esperienza erano vitali per affrontare le problematiche che emergevano continuamente. Per cui posso dire che quell’esperienza mi ha insegnato molto sulla leadership, sulla gestione delle risorse.
Lavorare in questi contesti è stato estremamente sfidante, sia per le difficoltà logistiche che per le condizioni di sicurezza non sempre semplici, per cui diventa determinante sviluppare una grande resilienza.
Michela: Come descriveresti la cultura aziendale di Imesa oggi rispetto a quando hai iniziato?
Michele: Oggi c’è più attenzione alla crescita dei dipendenti, sia come formazione che come opportunità di carriera. Quando ho iniziato, eravamo molto concentrati sul lavoro pratico; oggi ci sono programmi di aggiornamento e un maggiore coinvolgimento nelle decisioni aziendali. C’è un maggiore focus sulla sicurezza, e ora abbiamo anche più flessibilità negli orari di lavoro, cosa che apprezzo molto, sebbene io stia spesso fuori sede.
Michela: Che significato ha Imesa per te, dopo tutti questi anni?
Michele: Dopo 25 anni in azienda, posso dire che rappresenta per me più di un semplice luogo di lavoro. È diventata una vera e propria famiglia. Ho condiviso tante esperienze, sia professionali che personali, con i miei colleghi. Mi sento parte di qualcosa di importante, la stabilità e il senso di appartenenza che ho qui sono per me valori fondamentali e mi auguro di poter contribuire ancora per tanti anni.
Michela: Ti ringrazio Michele, buon lavoro!